Il destino ha voluto che le
sorelle Frank riuscissero a resistere agli orrori di Auschwitz e a quelli di
Bergen-Belsen fin quasi alla fine della guerra. In base ai diversi racconti
delle sopravvissute che affermano di averle incontrate, ho provato a raccontare
quello che dev’essere stato lo sconvolgimento interiore dell’oramai sedicenne
Anne Frank a quel tempo ancora sconosciuta al mondo, che cerca a tutti i costi
di sfuggire alla morte solo con la forza dei propri pensieri. Ho desiderato
immaginarmela serena e positiva nelle insidie del campo di Westerbork, in preda
alla paura e ai dubbi e tuttavia risoluta, durante la terrificante prova nel
lager di Auschwitz. Ho ritenuto infine che, pur in preda alla disperazione,
fosse ancora forte e mai doma negli ultimi giorni di prigionia a Bergen-Belsen,
incrollabile nella sua fede insieme con Margot, di cui diventa sostegno e
conforto e dalla quale rimarrà separata solo per poche ore, prima di
riappacificarsi con Dio.
Se avesse potuto continuare a
scrivere, quali sentimenti avrebbe confidato al suo diario e quali parole
avrebbe usato per descrivere l'impossibile? Che cosa avrà provato realmente in
quei momenti di disagio e di disperazione? Sarebbe riuscita a mantenere quel
filo di ottimismo nei confronti della vita e a conservare quella sua voglia di
vivere e godere della natura?
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