
LE PAGINE BIANCHE DI ANNE FRANK
E’ l’ideale prosecuzione, anzi, l’effettiva continuazione del “Diario di Anne Frank”: ho ipotizzato, infatti, che quest’ultima possa aver tenuto un diario anche durante gli ultimi sette mesi della sua vita, passata tra un campo di concentramento e un altro.
sabato 30 gennaio 2016
ANNE IMMAGINA IL RITORNO
Tratto da
Cara Kitty,
tu lo sai che il terrore e gli incubi qui si vivono e si affrontano quotidianamente, ma per quanto possibile cerco di non permettere che queste cose mi guastino il sonno. A volte, però, nonostante gli sforzi, i brutti pensieri non si lasciano scacciare via. Quello che mi aiuta di solito è la preghiera, la vicinanza di Margot e la quotidiana veglia ai miei pensieri. Adoro fantasticare sul mio ritorno a casa. Riesco talmente bene a immaginarmi la scena, sin nei minimi dettagli, che mi sembra quasi di essere lì. Sono già ritornata a Prinsengracht decine e decine di altre volte, percorrendo il sentiero emotivo che, partendo dal desiderio, ti conduce alla sorpresa e infine alla commozione…
L’ultimo tratto lo percorro in tram, lo stesso traballante trenino che ci aveva condotto dalla casa di detenzione di Weteringschans alla stazione. Tutto quello che c’è stato dopo, Westerbork, i terribili viaggi in treno, gli orrori di Auschwitz, tutto, tutto sembra essersi dissolto nel nulla. Mentre il tram procede lentamente, osservo la gente per strada e comincio a scorgere le sagome familiari delle case pendenti, i barconi nel canale, gli alberi e le aiuole fiorite. Il vento, i profumi, i gabbiani, il grande circo della natura che ci sta accompagnando, mi fa commuovere. La fermata è proprio sotto il campanile della Westerkerk, ma già dopo pochi passi sono costretta a sedermi su un muretto per aspettare che le gambe la smettano di tremare e la testa cessi di girare vorticosamente. Continuo a respirare l’aria pura e a tenere gli occhi chiusi, per la paura di rompere l’incantesimo. Svelta riprendo il cammino, con Margot che mi precede di qualche metro.
E’ metà mattina quando giungiamo al 263 di Prinsengracht, dopo aver coperto l’ultimo tratto a piedi e rimirando instancabilmente il familiare ponte sul canale. Tutto è tornato come prima. Ne sono successe di cose da quando ci hanno portato via e cioè da quel malaugurato 4 agosto del 1944, ma quello che più conta è aver finalmente riavuto la nostra libertà! Adesso ci fermiamo davanti alle 3 porte scure dell’Opekta. Busso, prima timidamente con le mani, quasi nel timore di non saper affrontare l’imminente, fortissima emozione. Poi torno a insistere più risoluta, con entrambi i pugni chiusi, mentre Margot spreme il piccolo campanello bianco. Abbiamo entrambe la tremarella, un grande nodo alla gola e il cuore che ci rimbomba dentro con vigore.
Ecco, sento dei passi giù per le scale, qualcuno sta venendo ad aprire. La riconosco subito, è Miep, uno dei nostri angeli protettori! Adesso siamo abbracciate forti l’una all’altra, quasi avvinghiate, mentre grosse lacrime di gioia bagnano i nostri volti…Restiamo ferme lì per un’eternità, finché, alle spalle di Miep, non compare un’altra sagoma familiare, che lentamente si è avvicinata in silenzio. Si ferma, ha gli occhi spalancati e le labbra appena dischiuse in un sorriso incredulo, le lacrime che gli rigano il viso. E’ Pim! E’ Pim! E’ nostro padre! Dopo, solo il buio e il suo abbraccio possente, il suo profumo delizioso, la sua amabile tenerezza. Tutto scompare, il tempo si ferma e torna indietro, annullando le distanze e cancellando come da una lavagna tutte le orrende vicende vissute fino a ieri. Poi è il turno di Margot che si lascia sommergere dall’affetto e trasportare da infinite emozioni che, giuriamo, nessuno ha mai vissuto così intensamente. Impossibile cercare di raccontarle o di descriverle!
Pim vorrebbe prenderci in braccio, ma si accorge della fragilità del nostro corpo, così ci cinge delicatamente con le braccia, accompagnandoci su per le ripide scale che conducono al suo ufficio. Tutto è rimasto uguale a come lo abbiamo lasciato. Ecco che arrivano anche gli altri amici del comitato di approvvigionamento: Kleiman e Kugler e con loro c’è anche Bep! E’ grande festa…tutti sono felici, piangono, applaudono, gridano…è un’ebbrezza da farci girare la testa. Nessuno ci pone domande, tutti vogliono solo esternare e condividere quest’emozione, l’immensa gioia del nostro ritorno! Mentre gioisco, c’è un’angoscia che mi prende dentro, un brutto presentimento forse, che m’impedisce di trovare il coraggio necessario per chiedere di Mams. La paura mi opprime e mi stringo forte a Pim, in un altro abbraccio senza respiro.
Siamo scortate, quasi come in una processione solenne, fin nell’ufficio privato, dove ci chiudiamo alle spalle i rumori, i festeggiamenti e tutto lo strazio vissuto in questi ultimi mesi. Mentre siamo seduti, ci guardiamo in silenzio negli occhi. Solo noi tre. Anche mio padre è molto dimagrito, ha delle occhiaie pronunciate, delle lesioni sul viso sicuramente meno profonde di quelle che ha nell’anima, segni evidenti che tradiscono, comunque, tutta la tensione e le preoccupazioni accumulate negli ultimi tre anni.
A questo punto, le mie fantasticherie s’interrompono e mi addormento. Non sono mai riuscita ad andare oltre il momento in cui, tutti e tre, rimaniamo in attesa del seguito, cioè dell’istante in cui uno di noi, per primo, trova il coraggio di formulare con paura la fatidica domanda: “Notizie della mamma?” E forse, anzi no, sicuramente, è meglio così, meglio lasciare in sospeso, senza alcuna risposta, quel terribile interrogativo.
“Testo protetto da Copyright; ISBN : 9788891096326”
La mia lettera per Anne
Mercoledì 12 giugno 2015
Cara Annelies,
alla fine di questo libro non ho saputo rinunciare alla tentazione di scriverti anch'io una lettera. Sono trascorsi settant’anni da quel Sabato 20 giugno 1942, quando esprimesti i tuoi dubbi riguardo l’interesse che qualcuno, un domani, avrebbe potuto nutrire per le “confidenze di una ragazzina tredicenne”.
Ebbene, esattamente il 20 giugno 2012 -non un giorno di più- in seguito ad un incidente ho inaugurato anch’io il mio “Diario”.
«La carta è più paziente degli uomini» scrivesti, ed io “con tanta pazienza, lentamente, passo dopo passo”, sono arrivato a completare quella che considero un’Odissea, un’impresa tanto folle e impossibile, che presuntuosa! «Ecco gettate le basi della nostra amicizia», pensai!
Scrivere di te è stato un piacere, oltre che un onore e un privilegio. Quanti, in tutta onestà, possono dire di aver avuto la stessa fortuna? Oppure, come diresti meglio tu: “Chi, in piena coscienza, potrebbe aspirare a tanto?”.
Non so quale sia stato il risultato finale, ma sappi che te lo offro come atto di amore e spero con tutto il cuore che potrai annoverarmi fra i tuoi milioni di ammiratori che si sono appassionati e che sono stati emotivamente coinvolti dalle vicende tue e della tua famiglia. Sono certo che avrai conservato la tua allegra risata con cui adesso continui ad allietare tutti gli angeli che ti stanno intorno.
Purtroppo, dopo quello che è successo durante il secondo conflitto mondiale, in molti avrebbero pensato che dovesse giungere la fine dei tempi. Tuttavia siamo ancora qui, ma sembra proprio che il mondo non abbia per niente imparato la lezione! Guerre, odio, violenze, discriminazioni, sono sempre all'ordine del giorno, anche per quel che riguarda il tuo popolo!
Nonostante tutto, come anche tu ci hai insegnato, se una parte degli uomini è cattiva, il mondo resta comunque una creazione meravigliosa e basta alzare gli occhi al cielo, in una bella giornata di sole, ascoltare il vento e annusare il profumo dei fiori per gridare: “La vita è bella”!
Grazie, per aver lasciato "il mondo migliore di come lo hai trovato".
Semplicemente grazie.
Il tuo amico per sempre, Dario
“Testo protetto da Copyright; ISBN : 9788891096326”

sabato 23 gennaio 2016
UNA NUOVA IPOTESI SUL TRADIMENTO DEI FRANK
Dobbiamo riprendere l’argomento del post pubblicato il 21 giugno dello scorso anno, in quanto è emersa una nuova ipotesi riguardo il tradimento che portò all’arresto dei Frank e degli altri clandestini di Prinsengracht 263. L’unica cosa certa di quell’increscioso episodio è che si può affermare con certezza che si trattò di un tradimento, in quanto le guardie delle SS entrarono nell’edificio e a colpo sicuro intimarono a Kugler di mostrar loro i magazzini al piano di sopra e, successivamente, gli ordinarono di spostare la libreria per aprire la porta sul retro. Erano quindi già perfettamente informati di tutto; quella “voce femminile” che aveva telefonato al quartier generale dell’SD di Amsterdam, doveva aver spiegato bene dove si trovavano i clandestini. Ebbene, in un libro da poco pubblicato in Olanda (Bep Voskuijl – Basta Silenzio), si è avanzata una nuova ed inquietante tesi su chi avrebbe violato il segreto dei Frank. A scriverlo è stato Joop van Wijk, che non è altro che il figlio di Elizabeth –Bep- Voskuijl, la dipendente dell’Opekta che collaborò attivamente insieme a Miep Gies per proteggere i clandestini. Van Wijk, insieme a un giornalista belga, ipotizzano infatti che a tradire sia stata Nelly Voskuijl, la sorella di Bep che sin dall’inizio della guerra avrebbe collaborato attivamente con la Gestapo, nutrendo un vero e proprio odio verso gli ebrei. Che sia stato il magazziniere Van Maaren, una delle mogli degli altri magazzinieri, la donna delle pulizie, un fornitore di Miep, uno dei vicini di Prinsengracht oppure Nelly Voskuijl, non ci è dato di saperlo. L’unica cosa certa è che la verità non potrà mai essere accertata e che solo Dio potrà fare giustizia di chi tradì le migliaia di ebrei caduti poi nelle mani dei nazisti.
NUOVE RECENSIONI SU
Raffaella Verga
Grande trovata! L'autore si immedesima nell'animo femminile e travagliato della giovane Anna, che tutti noi abbiamo amato; dal mio punto di vista un'idea geniale.Romanzo forte e coinvolgente, non può di certo lasciare il lettore indifferente. Complimenti!!
Martina Tornabene
Un romanzo toccante, solo dalla lettura dell'anteprima se ne coglie l'intrinseca bellezza e profondità. Un romanzo che simboleggia un ponte immaginario fra ciò che è stato e ciò che sarebbe potuto essere, un modo per non dimenticare, mai. L'autore ci propone la sua visione originale della storia di Anne Frank, rimanendo aderente alla realtà dei fatti e al tempo stesso ipotizzando un futuro diverso per la piccola scrittrice. Un ottimo esperimento letterario che sorprende e invoglia il lettore a proseguire il racconto. Complimenti vivissimi, consiglio assolutamente la lettura.
Enrica Merlo
Non mi son certo sbagliata pensando che tu sia persona estremamente sensibile...e coraggiosa, ad affrontare una così potente eredità letteraria, e con quale delicatezza poi. Sono pienamente d'accordo sul fatto che l'immaginazione sia uno dei pochi modi di affrontare in modo vivibile l'esistenza; non stento affatto a credere che una volta cominciato tu ti sia sentito "tirare dentro" come in un vortice. Deve essere stata una bellissima esperienza che benevolmente ti invidio. Complimenti.
Renato Lopresto
Pagine da leggere e rileggere per come sono scritte e perché ricordano una delle più aberranti tragedie partorite dalla mente cosiddetta umana.
Lauretta
"Le pagine bianche di Anne Frank" sono quelle che Anne non ha scritto. Dario Pezzella, con una narrazione delicata e molto coinvolgente, scrive per lei quelle pagine, fogli e fogli, righe su righe di pensieri che Anne avrebbe voluto mettere nero su bianco. L'autore lo fa con grande capacità lessicale e con una fervida immaginazione; riesce a farci entrare negli stati d'animo che la giovanissima Anne Frank non ha potuto più raccontarci. Nelle parole di Pezzella sentiamo il cuore di Anne battere, percepiamo la sua voglia di vivere, la sua fiducia, il suo amore. "...è stato bellissimo poter pensare di farla rivivere..." dice l'autore ed io concordo pienamente. Emozionante ed ottimo lavoro, leggetelo.
CLAUDIA PAOLILLO
Ciao Dario. Ho da poco finito di leggere il tuo bellissimo libro e devo dirti che mi ha emozionato e appassionato. Sei stato bravo ad immaginare i pensieri più profondi della povera Anne che spera fino all'ultimo di salvarsi. Scorrendo via via le pagine del suo diario si ha quasi la certezza che possa farcela... Saperla così forte, così matura per la sua età, così fiduciosa nella bontà degli uomini malgrado l'abisso in cui precipita, mi ha provocato una gran rabbia. Sembrava quasi di vederla e ho pensato che non doveva andare a finire così! Mi sono chiesta anche come abbia potuto mantenere la sua incrollabile fede in Dio, mentre attraversava le pene dell'inferno. Nessuno ci avrebbe più creduto dopo tanto patire e dopo essere stata testimone di così tanti orrori.

sabato 16 gennaio 2016
GLI ALTRI SCRITTI DI ANNE FRANK
Si è già detto dei “Diari” di Anne, costituiti da un’agenda dalla copertina a quadretti rossi, da un paio di quaderni di computisteria e da moltissimi colorati fogli sparsi. Da tutto questo materiale sono nate poi le diverse versioni del Diario; la versione “a”, ovvero quella originale senza modifiche; la “b”, quella rielaborata da Anne per la pubblicazione e la “c”, quella rivista completamente dal padre e pubblicata per la prima volta come “Het Achterhuis". A questi vanno aggiunti il suo libro di racconti -“Racconti dell’Alloggio segreto”- il “Libro dei bei pensieri”,
oggetto di un recente post, uno schedario dei libri letti e un registro delle parole nuove che sia lei sia la sorella incontravano durante le loro quotidiane letture. 
Per finire, oltre al menù per festeggiare il primo anniversario di Miep e ai “Libri dell’Egitto”, sono giunte sino a noi diverse lettere che Anne scrisse ad amici e parenti, oltre a quattro dediche scritte sui diari di alcune amiche. Tutto questo materiale è stato raccolto in un unico, bellissimo, irrinunciabile testo: “Anne Frank – Tutti gli scritti”.
Corrispondenze di Anne
Lettera del 18 dicembre 1936 alla Nonna Alice, per gli auguri di buon compleanno.
Lettera al cugino Stephan Elias per il compleanno.
Lettera e svariate cartoline all’amica “di penna” Juanita Wagner.
Cartolina del 17 novembre 1940 a nonna Alice. Lettera del 13 dicembre 1940 alla nonna e al cugino Stephan per il loro compleanno.
Lettera che Anne invia al padre nel gennaio 1941 dalla casa vacanze.
Lettere alla famiglia Elias del 13 gennaio e del 22 marzo 1941.
Lettera alla nonna della primavera 1941. Lettera a Nonna Alice in risposta agli auguri di compleanno di fine giugno 1941, cui segue quella del 30 luglio.
Lettera al padre dalla vacanze, del luglio 1941.
Lettera a nonna Alice dopo la Pasqua del 1942.
Infine, l’ultima corrispondenza che Anne invia al cugino Bernd per il suo compleanno pochi giorni prima di entrare in clandestinità, del 2 giugno 1942, che riportiamo per intero:


“Caro Bernd, tanti auguri di buon compleanno (le lettere di buon compleanno cominciano sempre così) e ancora cento di questi giorni. Spero che stiate tutti bene, come noi. Noi abbiamo avuto cinque giorni di vacanze di Pentecoste. E’ stato molto bello e ho giornate molto piene. La sera non torno a casa prima delle dieci, ma in genere mi accompagna un ragazzo. Come va con quella ragazza di cui mi hai mandato la foto? Scrivimi di lei una volta, queste cose mi interessano molto. Anche Margot ha un ragazzo, ma lui è ancora più giovane del mio. La lettera non è molto lunga, ma non ho tanto tempo perché vado con Papà a vedere un film da amici. Saluti a tutti e scrivimi presto.” Anne. Dediche di Anne alle amiche Dall’Album dell’amica Mary del 5 marzo 1938 Cara Mary, quando sarai grande, e qui vorrai guardare, penserai alla scuola e alle amiche più care. A memoria comporrai un elenco fra te e te, ricorderai questa e quella, Mary: pensa anche a me! In ricordo della tua compagna di scuola Anne Frank Dall’Album dell’amica Juultie del luglio 1939 Cara Juultie, cosa ti scrivo su questo foglio? Ah, Juultie, io per te cosa voglio? Ti auguro salute e felicità, una vita lunga un’eternità! E ricorda bene le mie parole: Dopo la pioggia c’è sempre il sole! In ricordo della tua amichetta Anne Frank Dall’Album dell’amica Dinie del 18 ottobre 1940. Cara Dinie, quando sarai grande non andrai più a scuola, e vivrai ormai da sola. Che tu sia al mare o in montagna, ricorda a volte la tua compagna. Anne Frank Dall’Album dell’amica Jaqueline Van Maarsen del 13 marzo 1942 Cara Jaque, sii sempre allegra e gioiosa. Tutti per te proveranno affetto. Sei un’amica meravigliosa. Questo volevo averti detto. In ricordo della tua amica Anne Frank I libri dell’Egitto Siamo giunti così all’ultima raccolta degli scritti di Anne; per certi versi avulsa da tutte le altre sue memorie, e della quale si cerca ancora di dare un significato, un perché. Probabilmente è stata la passione per la storia dell’Egitto e per la mitologia greca a spingere Anne a tenere un volume su queste materie, di cui solo in minima parte ne è autrice; in effetti, tutte le didascalie sono state riportate direttamente dal periodico di arte illustrata “Kunst in Beeld”, da cui Anne ritagliava anche le immagini che poi incollava sul quaderno. Sostanzialmente si tratta di una raccolta di immagini dell’Egitto, che riproducono monumenti, sepolcri e mummie, piramidi, città, pitture, luoghi particolari e cartine geografiche. Anne vi riporta didascalie ed esaustive note storiche, così come seguita a fare per la Persia e la Grecia, di cui poi passa in rassegna i vari miti e dèi.
sabato 9 gennaio 2016
L’ENIGMA DEL TETRAEDRO
Ecco un’altra piccola chicca per voi!
Ho già avuto occasione di raccontarvi degli episodi strani e delle coincidenze incredibili che mi sono capitate mentre buttavo giù, inconsapevolmente, ciò che poi è diventato “Le pagine bianche di Anne Frank”.
Ebbene, un giorno decisi di narrare di come la nostra amica Anne, pur consapevole della debolezza del suo corpo, non volesse assolutamente lasciare che il suo cervello si intorpidisse. Tuttavia era ben cosciente di quanto fosse difficile, anzi, impossibile, tenere a mente le interminabili giornate che passavano, tutte spietatamente uguali, così volle inventarsi un modo che potesse aiutarla a tenere a mente la data di calendario del mese corrente. Mi domandai come fosse possibile, senza possedere nulla e senza poter lasciare segni visibili da qualche parte, trovare un modo per registrare il tempo che scorreva. I militari, per contare i giorni di leva trascorsi, usavano la “Stecca”, segni visibili sul muro, uno per ogni giorno trascorso. In un Lager questo evidentemente non era possibile, e l’unica materia disponibile erano le pietre. Facendo qualche conto, pensai che forse, con un sassolino con la forma di una piramide, si potesse raggiungere lo scopo. Ma i conti non tornavano. Avevo bisogno di una piramide con sole tre facce. Esisteva? Ero immobilizzato sulla sedia a sdraio a causa dell’incidente, e pertanto chiesi a mia figlia di cercare sul Web se esistesse questa figura geometrica. Così scoprii il tetraedro! Qualche giorno dopo aver scritto il brano che segue, sfogliando un vecchio topolino recuperato da un’enorme scatolone regalatomi da mio fratello, pieno zeppo di pubblicazioni Disney, mi balzò all’occhio la seguente storia: “Paperino e l’arena astrale” (testo di Osvaldo Pavese e disegni di Giovanbattista Carpi). Ebbene, alla fine della storia, Paperino riceve in dono da un alieno un sacchetto di Tetraedri d’oro! Avrebbero potute essere monete, pepite, monili, cubetti……..perché proprio tetraedri???!! In quante storie, tra le migliaia che sono state scritte per la Disney, pensate possano esserci dei tetraedri??!!
Martedì 19 settembre 1944
Carissima,
umore pessimo. Come può essere diversamente, se ogni momento della nostra giornata è accompagnato da soprusi e da violenze? Ogni giorno c’è n’è una nuova: a partire da oggi, tutti gli spostamenti che faremo dovranno essere eseguiti di corsa, cantando canzoni patriottiche tedesche. Non bastava la banda musicale! Chi non ce la fa è bastonato e massacrato così, su due piedi e senza troppi complimenti. Correre e cantare. Lavorare e cantare. Mai vacillare né cadere. La nostra vita è divenuta un’orrida corrida, siamo nelle loro mani, Kitty! Dobbiamo obbedire, eseguire senza pensare, oppure morire. E mi stupisce la freddezza con la quale mi riesce di parlare di tali argomenti. Mi sento avvilita, i dolori non danno tregua alle mie povere membra e mi riesce sempre più faticoso tenere fuori dalla testa le orripilanti ombre che mi circondano. Vorrei riuscire a non vederle, restare del tutto indifferente, pensare solo a me stessa e a mia sorella, che mi rimane accanto.
Ho molta paura. Provo una sensazione strana, che non mi dà pace, come un senso d’impotenza, di rassegnazione e al tempo stesso di frustrazione e d’irrequietezza. Mi sento come se fossi rinchiusa nel buio più profondo, dentro il labirinto di Cnosso, con il terrore di essere aggredita da un momento all’altro dal Minotauro; solo che non ho il coraggio di Teseo e nemmeno la tela di Arianna. In altri momenti riesco a immaginarmi come un prezioso champagne che è rinchiuso in una bottiglia da un tappo di sughero; più mi agito, perché vorrei uscire e più capisco che rimarrò intrappolata. Devo abituarmi alla politica dello struzzo, come diceva la primadonna di Prinsengracht, altrimenti non andrò avanti! Tanto per cominciare vorrei ringraziare te, che sei il mio “oracolo” paziente, perché mi aiuti a non perdere la bussola. Puoi esser certa che avrai la mia gratitudine e la mia riconoscenza per tutta la vita.
Dato che i miei pensieri non mi lasciano tregua, perché vorticano nel mio cervello come una giostra, desidererei raccontarti che cosa mi sono inventata oggi per non perdere il conto dei giorni che passano. Era necessario trovare un rimediuccio, qualcosa di talmente ordinario, da non attirare l’attenzione dei crucchi in nessun modo. Mi sono scervellata per giorni, fino a che mi sono accorta di avere la soluzione davanti agli occhi o piuttosto, tra le mie mani. Mi spiegherò meglio. Ero alla Kriesgrube per sterrare la solita inutile buca, quando la mia attenzione è stata attirata da un sassolino dalla forma regolare, una sorta di piccola piramide con la base triangolare e tre facce superiori: un esperto di geometria lo chiamerebbe tetraedro, ma insomma, niente di particolarmente difficile da trovare in mezzo ai cumuli di ghiaia in cui sguazziamo quotidianamente. Pensa che ti ripensa, sono giunta alla soluzione! Con solo quattro sassolini dello stesso tipo, ma di grandezze crescenti, ho risolto il mio dilemma. Ho stabilito che quello più piccolo sarebbe servito per indicarmi le decine. La prima delle tre facce più grandi l’ho lasciata al naturale, con tutte le sue irregolarità e mi avrebbe così indicato la prima decade dei giorni del mese. La seconda faccia l’ho lisciata per metà: avrebbe così rappresentato la seconda decina. La terza è stata levigata per benino, affinché fosse chiaro il suo compito: indicarmi il trenta di ogni mese! Ho lavorato alla stessa maniera con tutti gli altri sassolini prescrivendo che, le facce del secondo in linea di grandezza, m’indicassero l’uno, il due e il tre; quelle del terzo, rispettivamente il quattro, il cinque e il sei; infine, il sasso più grande avrebbe conteggiato per me il sette, l’otto e il nove. Dunque, per la data di oggi ho usato la prima faccia del sassolino più piccolo (quello delle decine per indicarmi il dieci), e l’ultima di quello più grande (per indicarmi il nove); risultato: diciannove! Tutto chiaro? Non avendo bisogno di altro per rammentarmi del mese corrente (almeno finché non sarò impazzita del tutto!), ho sistemato il mio tesoro di calendario sotto un letto, sicura che, qualora fosse trovato, non possa assolutamente destare sospetti. Perché mai dovrebbero dirmi qualcosa, se trovassero del comune brecciolino sotto il mio letto, oppure nelle mie tasche? Proprio così, mia cara Kitty, cerco in tutti i modi di far funzionare il cervello, per provare a vedere dove arrivo. Vediamo come va!
“Testo protetto da Copyright; ISBN : 9788891096326”


sabato 2 gennaio 2016
I CLANDESTINI DELL'ALLOGGIO SEGRETO


































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