LE PAGINE BIANCHE DI ANNE FRANK

sabato 10 ottobre 2015

GLI AMICI DI ANNE FRANK

Per chi ha letto il Diario di Anne Frank è facile farsi un’idea di quali erano realmente i suoi sentimenti e i suoi pensieri nei confronti della vita. Ma con gli altri, come si comportava davvero Anne? Come la consideravano i suoi amici? Ecco una carrellata di “memorie” di vecchi amici di Annelies Marie Frank, che hanno diviso con lei i suoi “primi” e “unici” tredici anni. da sinistra a destra: Lucie Van Dijk, Anne, Sanne Ledermann, Hanneli Gostlar, Juultje Ketellapper, Kitty Egydie, Mary Bos, Letje Swillens e Martha van de berg. Più sotto: la classe di Anne alla MOntessori; lei è in fondo al centro. THEO COSTER (compagno di scuola)
"All’epoca lei era per me una tra i tanti compagni: non mi aveva colpito in modo particolare, anche se la trovavo carina. Ho ancora difficoltà a chiamarla Anne, perché per noi era Annelies, tutti la chiamavano così, anche se credo che a lei piacesse di più Anne. Ha sempre firmato le sue lettere con quel nome. Ero ben consapevole che Anne fosse una ragazza attraente, ma non saprei dire se se ne rendesse conto." NANETTE BLITZ (amica di scuola) "Non ci somigliavamo per niente: Anne era molto vivace, voleva sempre essere al centro dell’attenzione, ma a me non piaceva farlo. Eravamo diverse anche fisicamente. Mi sembrava una ragazza normalissima, come tutte le altre. Non avrei mai pensato che il suo nome potesse diventare nel tempo così famoso. Amava ricevere attenzioni. A Bergen Belsen l’ho vista e abbracciata. Ci è voluto un po’ perché la riconoscessi, per quanto era malridotta. Vederla così deperita è stato uno shock indescrivibile." LENIE DUYZEND (amica di scuola) Con Anne ci siamo fatte un sacco di risate. Anche gli insegnanti ridevano molto con lei. All’inizio pensavo fosse solo una ragazza simpatica, poi mi è sembrata davvero speciale, spiccava in qualche modo. HANNELI GOSTLAR (la migliore amica) Era un bel tipino. Aveva moltissimi corteggiatori. Mia madre diceva sempre: “Dio sa tutto, ma Anne ne sa una di più”. E credo che la stessa Anne ne fosse convinta. La definirei una ragazza audace. Non aveva problemi a intervenire in classe quando non toccava a lei. Insomma era sveglia, ma non credo avesse un’intelligenza eccezionale. Parlava senza accento tedesco, in perfetto olandese. Sia a lei sia a me piacevano i film di Shirley Temple e giocavamo a Monopoli e a Ludo. EVA SCHLOSS (compagna di giochi di Merwedeplein) Posso raccontarvi della Anne che conobbi a Merwedeplein e della breve amicizia che stringemmo. Il giorno che la conobbi mi ritrovai faccia a faccia, non tanto con la mia immagine riflessa, quanto con il mio opposto. Anne aveva un’aria scura e misteriosa e mi scrutava da sotto una chioma acconciata con cura. Indossava sempre bluse e gonne immacolate con calzettoni bianchi e lucide scarpe di vernice. Anne attirava le persone tessendo una trama di storie curiose, bisbigliate a mezza voce, che implicavano il fatto che fosse un po’ più intelligente di tutti noi. Parlava talmente tanto che la chiamavamo la signorina “Qua qua qua” ed era sempre circondata da un gruppo di ragazzine pronte a ridacchiare per le sue ultime esperienze e osservazioni con le quali andava nei caffè a farsi offrire gelati e a discorrere con le signore. Jaqueline Van Maarsen (amica del Club) Era il settembre 1941, il mio primo giorno di scuola al liceo ebraico, e stavo tornando a casa in bicicletta lungo il canale Amstel di Amsterdam, quando una ragazza magra con i tratti del viso affilati e i capelli neri voluminosi pedalava velocemente per cercare di raggiungermi. Il mio nome è Anna', disse, 'Anna Frank' - con queste parole, nel 1941, ha iniziato una intensa amicizia che durò esattamente un anno scolastico. Dopo di che, di Anna Frank scomparve per sempre dalla mia vita. “Stai andando a casa?” mi chiese. Possiamo tornare insieme, se ti va, d’ ora in poi. Io vivo in piazza Merwedeplein », disse la ragazza. Durante quella prima passeggiata verso casa, Anna Frank mi raccontò tutto si sé. Chi erano i suoi amici e i ragazzi che le piacevano. Io ero terribilmente timida e mi piaceva la faccia tosta di Anna Frank. Mi portò a casa e mi presentò a sua sorella e alla madre. Decise che da allora in poi saremmo ritornate sempre insieme e che io sarei divenuta la sua migliore amica e lei la mia. Accettai, pur senza sapere cosa ci trovava in me. Da quel primo giorno eravamo inseparabili. Anne scrive di questo nel suo diario: 'Ho incontrato solo Jacqueline van Maarsen quando ho iniziato al Liceo ebraico, e ora lei è la mia migliore amica.' (15 giugno 1942) Era estroversa, voleva he le raccontassi tutto, chiacchierava tutto il giorno e mi confidata la maggior parte delle cose. Una ragazza vivace piena di voglia di vivere, sincera e fantasiosa. Aveva dei begli occhi espressivi. Parlavamo di tutto, leggevamo gli stessi libri e studiavamo insieme. Giocavamo a Monopoli e a ping pong con altre amiche. Trascorrevamo la maggior parte dei nostri pomeriggi a casa sua. Ho ricordi vividi di tempo che abbiamo trascorso insieme, anche se non è stato sempre facile essere la migliore amica di Anne. Eravamo completamente diverse; lei era un estroversa, io ero introversa e molto timida. Ci siamo scontrati diverse volte. Pretendeva che avessimo un rapporto di amicizia in esclusiva e io non sapevo come gestire questa cosa. Ho sempre dovuto dimostrarle che eravamo 'migliori amiche'. Le sue appassionate dichiarazioni di amicizia erano troppo per me a volte. Quando incontravo e parlavo con altre amiche lei era gelosa e infelice. Lo scrisse poi anche nel suo diario. Dopo la morte delle figlie, Otto Frank è venuto quasi ogni giorno a trovarmi. Voleva sapere di Anne. Ha pianto molto. Era difficile. Avevo sedici anni e per me Otto Frank era un adulto. L'unica cosa che potevo fare era ascoltare. Solo dopo mi resi conto di quanto fosse utile per lui. A volte ha portato il diario e mi ha mostrato quello che Anne aveva scritto. Mi ha anche dato le copie di due lettere che Anna aveva copiato nel suo diario nel settembre 1942. La prima lettera era una lettera d'addio, che si è conclusa con 'La tua migliore amica Anne'. L'ultima frase della lettera che ha detto: "Spero che saremo sempre migliori amiche fino al nostro prossimo incontro"; mi commossi dopo averlo letto e provai forti sentimenti di compassione e di colpa.. Buddy Elias (il cugino di Berna) Anne era un’amabile, divertente, allegra compagna di giochi e aveva una meravigliosa risata; aveva sempre un sacco di idee su cosa fare o a che gioco giocare. Amava travestirsi e fingere di essere un’attrice. Insieme giocavamo come facevano tutti i bambini. Lei era molto brava a giocare a nascondino, scovava sempre dei luoghi in cui trovarla era impossibile. Andavamo molto d’accordo. Margot, invece, non giocava molto. Lei preferiva leggere, ma era una ragazza molto dolce. Otto Frank diceva sempre: “Tutto il mondo parla di Anne e nessuno parla di Margot”. Il loro rapporto era molto bello. Non erano d’accordo su tutto, ma questo atteggiamento è normale tra sorelle e fratelli. Le loro personalità erano molto diverse. Anne era vivace mentre Margot era taciturna. Possiamo dire che Anne era la figlia di Otto mentre Margot era la figlia di Edith. Anne amava molto divertirsi con le costruzioni, un gioco con mattoncini multicolori che potevano essere assemblati per realizzare il municipio di Francoforte. Ma ci divertivamo anche con i giochi di carte, con le bambole e ricordo anche un piccolo negozio del droghiere. Un giorno io e mio fratello portammo Anne a fare una passeggiata, era ancora piccolina ed era distesa nel passeggino. Abbiamo cominciato a correre e arrivati all’angolo di un palazzo non siamo riusciti più a tenerlo in piedi; il passeggino quindi si ribaltò e la piccola Anne uscì fuori e finì sul marciapiede. Naturalmente, quando siamo tornati a casa, non abbiamo raccontato a nessuno dell’accaduto. Fino a quando non iniziò la Seconda guerra mondiale, I Frank venivano regolarmente in Svizzera a casa nostra per passare le vacanze scolastiche. L'ultima volta che ho visto Anne abbiamo giocato al teatro delle marionette nella mia camera. Margot naturalmente era seduta di fronte alla finestra a leggere. Dopo di che, spesso ci scrivevamo lettere. Ho ricevuto l'ultima per il mio 17 °compleanno, nel giugno 1942. MIEP GIES (impiegata dell’Opekta) Quando vidi Anne per la prima volta ero da poco impiegata nell’Opekta, l’azienda dei Frank. Un giorno il Sig. Otto aspettava che finalmente la sua famiglia venisse a trovarlo in ufficio. Bussarono alla porta e andai ad aprire: insieme alla moglie, Edith, entrò anche una bambina nera di capelli e con una pelliccia candida. Era Anne! La bimba che sembrava un animaletto di peluche bianco mi guardò e fece un piccolo inchino. “Con lei bisogna parlare in tedesco” disse il Sig. Frank “non sa ancora una parola di olandese” ha solo quattro anni. La piccola Anne era timida e si attaccava alla mamma, ma i suoi grandi occhi scuri e brillanti, che spiccavano nel volto delicato, assorbivano tutto ciò che le stava intorno. Era quieta, obbediente, si interessava a tutto. Non aveva bisogno di parlare, diceva tutto con lo sguardo. All’età di otto anni era una bambina esile e delicata, ma i suoi occhi avevano assunto un colore grigio con sfumature verdi. Erano occhi dall’espressione un po’ misteriosa, leggermente infossati e circondati da una zona d’ombra. A nove anni possedeva già una personalità assai forte. Aveva il volto luminoso, parlava con entusiasmo, a voce alta e con rapide frasi. Amava stare in compagnia. A undici anni subiva ancora l’influenza della sorella maggiore: qualsiasi cosa Margot dicesse o facesse era fotografata dai guizzanti occhi di Anne. Allora era un’abilissima imitatrice, poteva rifare perfettamente il verso a chiunque e a qualsiasi cosa. I suoi piccoli numeri ci divertivano moltissimo: piegava la sua voce a volontà. Amava molto avere un pubblico attento e sensibile alle sue scenette. Stava cambiando: Le sue gambe sottili sembravano diventare sempre più lunghe sotto la gonna; era sempre una ragazza snella ed esile, ma stava entrando nella fase preadolescenziale, ma pretendeva in casa ancora un’attenzione speciale. Nel 1941 Anne era divenuta la persona più estroversa della famiglia. Parlava con estrema franchezza di qualsiasi argomento. Era perfettamente consapevole di ciò che stava accadendo nel mondo circostante ed era indignata per il cumulo di ingiustizie che venivano riversate contro il popolo ebreo e oltre ai suoi consueti interessi, come le attrici famose e le amiche, ne stava nascendo uno nuovo: i ragazzi. Al mio matrimonio, il sedici luglio 1941, Anne venne con un vestito scuro e il cappello. Sembrava già grandicella con una “princesse” e un cappello in tinta con un nastro che ne circondava la falda. Le erano cresciuti i capelli, brillanti e spazzolati di fresco. Appena dopo la funzione saltellava su e giù dalla gioia, dimenticando le sue arie da signorina. Era colpita dalla mia fede nuziale, la guardava con aria sognante. Al ricevimento Anne aiutò a servire le pietanze, consegnandoci anche un piatto d’argento da parte della famiglia. Continuava a guardare Henk e me, era veramente affascinata dalla nostra storia romantica. Durante la clandestinità gli occhi di Anne erano diventati più grandi e tristi, con un’espressione fra l’eccitamento e la paura. Mi chiedeva continuamente notizie dei suoi amici, sentiva molto la loro mancanza. Ogni giorno che salivo nel retro-casa Anne mi faceva una scarica di domande e dovevo prometterle che nel pomeriggio ci saremmo sedute insieme per chiacchierare. Era sempre in prima linea quando si trattava di discutere, sia che fossero discorsi tra uomini sia tra donne. Era la persona più schietta e ingenua dei rifugiati. La vedevamo spesso scrivere il suo diario e quando la stuzzicavano sull’argomento Anne arrossiva e, anche se sapeva rispondere per le rime, per sicurezza riponeva il diario nella vecchia borsa di cuoio del padre. Pensava che la sua cosa più bella fosse la fitta capigliatura scura che pettinava con cura più volte al giorno per tenere i capelli sani e lucenti. Quando si pettinava si metteva sulle spalle uno scialle molto bello di cotone, color beige. Talvolta distendeva la sua collezione di foto di divi del cinema per ammirarle, disposta a parlare dei suoi amati eroi a chiunque volesse ascoltarla. Con l’arrivo di Dussel Anne non potette più sfogare adeguatamente la sua straripante vitalità e poi stava cambiando,andava avvicinandosi a un riserbo più adulto e a una nuova maturità. Era entrata nell’alloggio che era una bambina e ne sarebbe ripartita donna; tuttavia anche le difficoltà delle condizioni nelle quali si trovava a vivere stavano cambiando la sua natura e se ne stava sempre più spesso sulle sue, scrivendo il suo diario in solaio, sola e scontrosa. Qualsiasi pezzo di carta le mettessi da parte, lo riempiva in un batter d’occhio. Un giorno la vidi che era intenta a scrivere e per questo non mi aveva sentito entrare. Quando improvvisamente alzò gli occhi, notai sul suo viso un’espressione di grave e profonda concentrazione. Il suo sguardo mi trafisse e rimasi senza parole. Sembrava un’altra persona. La gravità di Anne mi aveva turbato. Era come se avessi interrotto un momento di intimità di un’amicizia molto privata. Fonti: I Nostri giorni con Anna, di Theo Coster Si chiamava Anna Frank, di Miep Gies Sopravvissuta ad Auschwitz di Eva Schloss Mi ricordo Anna Frank di Alison Leslie Gold

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