LE PAGINE BIANCHE DI ANNE FRANK

sabato 24 ottobre 2015

Prinsengracht 263 da nascondiglio a museo

Pochi giorni dopo l’arresto, avvenuto il 4 agosto 1944, l’Alloggio segreto dove gli otto clandestini avevano vissuto per oltre due anni, fu svuotato di tutto il mobilio; d’altra parte era una procedura normale, utilizzata per tutti i nascondigli in cui degli ebrei erano stati scoperti; il mobilio e le suppellettili venivano portati via per essere riutilizzati o venduti. L’unico sopravvissuto dei clandestini, Otto Frank, al suo ritorno da Auschwitz trovò quindi l’Alloggio completamente vuoto, ma cercò di rilanciare le sue aziende –l’Opekta e la Pectacon- con la collaborazione dei suoi fedeli dipendenti che li avevano aiutati durante la clandestinità. Con il tempo, l’edificio in Prinsengracht 263 e quelli limitrofi, che versavano già in precarie condizioni, non furono più utilizzabili come fabbricati aziendali, come la maggior parte delle vecchie case sul canale, per cui le società di Otto Frank furono trasferite altrove. Nel 1950 un’impresa tessile olandese acquistò alcune case all’angolo tra Prinsengracht e Westermarkt, con l’intenzione di demolirle per costruire nuovi edifici industriali. Tra gli edifici appetibili per questa operazione furono individuati anche la sede dell’Opekta e il suo Retro-casa. Ma Otto Frank, prima che tale operazione potesse essere concretizzata, riuscì a riprendere in fitto i suoi vecchi uffici e nel 1953 addirittura a comprarli. Purtroppo le spese per una radicale ristrutturazione erano ingenti e fu costretto a rinunciare, rivendendo l’anno dopo l’edificio. A questo punto la demolizione sembra inevitabile. Solo una forte pressione esercitata dall’opinione pubblica salvò “Prinsengracht 263” dalla demolizione. Nel frattempo, il Diario di Anne Frank era divenuto un successo mondiale; nel 1957 viene fondata la “Casa di Anne Frank”, una Istituzione che ha come scopo principale di diffondere gli ideali di Anne Frank e, non ultimo, di rendere accessibile al pubblico l’edificio di Prinsengracht 263. Sulla scia dell’incredibile successo del Diario di Anne Frank, il nuovo proprietario decise di donare l’edificio di Prinsengracht 263 alla Casa di Anne Frank e, successivamente, tramite un piano di sottoscrizione popolare, anche l’edificio limitrofo venne acquistato. Il 3 maggio 1960 il complesso museale aprì finalmente al pubblico.
Dall’ottobre 1970 al febbraio 1971 la Casa di Anne Frank rimase chiusa per un nuovo restauro, che mirava soprattutto a rendere possibile il grandissimo flusso di visitatori (oltre un milione di persone all’anno). Oltre a rinnovare le travi, le assi dei pavimenti e lo stucco, fu realizzato un corridoio al piano superiore dell’Alloggio segreto, che portava alla casa sul canale. Si decise anche di far pagare un simbolico prezzo di ingresso ai visitatori, visto che la Fondazione non navigava in buone acque. A metà degli anni novanta si effettuò un ulteriore restauro, riguardante in particolar modo la conservazione dell'Alloggio segreto e in particolare della cameretta di Anne Frank, oltre al rifacimento dell’edificio limitrofo che è oggi utilizzato come ingresso del pubblico, con una libreria e un caffè. Tutti i pezzi di carta da parati e le immagini, i segni che indicavano la statura delle ragazze e la cartina della Normandia furono restaurati. Si riuscì a staccare la carta da parati senza alcun danno e nella camera di Anne comparve una cartolina con degli scimpanzé che bevono il tè, inviata dalla madre nel 1937 durante un viaggio di quest’ultima in Inghilterra. Grazie agli interventi di conservazione, le tracce originali lasciate dai clandestini nell’Alloggio segreto rimarranno intatte per le generazioni future. Fonte del testo e delle foto: Fondazione Casa di Anne Frank Ecco come si presenta oggi il Museo: INGRESSO
ACCOGLIENZA CON PROIEZIONE DOCUMENTARIO
L'EX MAGAZZINO
GLI UFFICI
L'INGRESSO DEL RETRO-CASA
STANZA DI ANNE
SALOTTO DEI VAN PELS
STANZA DI PETER
SOFFITTA (visibile solo da uno specchio in alto)
BAGNO
MOSTRA
UN SALUTO A TUTTI!

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