LE PAGINE BIANCHE DI ANNE FRANK

sabato 5 settembre 2015

LE MIE PRIME RECENSIONI

E così, rieccomi qui, a riprendere il filo del discorso lasciato in sospeso diverse settimane fa. Spero abbiate fatto delle belle, divertenti, riposanti vacanze, perché c'è l'autunno che bussa alle porte e poi un lungo inverno. Mentre vi scrivo, sta diluviando e ho appena finito di leggere un passo del libro di Miriam Pressler "Io Voglio Vivere - la vera storia di Anne Frank". Sono rimasto allibito e sconcertato e subito mi è tornato in mente il "nuovo olocausto" cui sono costretti i profughi della Siria. Adesso che migliaia di persone stanno arrivando via terra anche alle porte della Germania, adesso, solo adesso, la Merkel si è decisa a dimostrarsi solidale e disponibile (speriamo proprio non eccessivamente, come ha fatto con la Grecia!); non faccio commenti, ma riporto testualmente quanto scritto sul libro della Pressler a pagina 12: "Nell'enciclopedia Brockhaus (un'enciclopedia in lingua tedesca tra le più rinomate al mondo), alla voce "campo di concentramento di Auschwitz", si legge: ...Fino all'occupazione del lager a opera delle truppe sovietiche vi furono uccisi ebrei a milioni". Che significa "a milioni"? Potevano scrivere "a grappoli" oppure "a manciate", di certo non è chiarito chi erano questi ebrei...."uomini" o "bestie"?! "Cose?!". E poi, perché usare il termine "occupazione"? Sembra un'azione illegale......Quindi, tornando alla nostra Merkel, che ha costretto la povera Grecia a un armistizio peggiore di un vero dopo guerra, volevo solo ringraziarla per tanta spontanea solidarietà, sperando che i poveri siriani non "occupino" per troppo tempo il suo salotto di casa! Cambiamo argomento Fino a che non ho ricevuto le prime recensioni, non ero in grado di stabilire se, in quanto avevo scritto, ci fosse del buono. Ora che sto ricevendo le prime recensioni, credo di poter affermare che piace e pare proprio che non sia stata "carta sprecata".
Mario Mauro Ho scelto questo libro come lettura estiva da "consumare" in vacanza, l ' immaginario e tenero prosieguo del famoso Diario di Anne Frank. L'autore immagina e ci regala i pensieri e i sentimenti intatti della piccola ragazzina nei terribili momenti della prigionia, senza tradire la veridicità storica dei fatti, riuscendo a preservare l’autenticità del linguaggio originario e, soprattutto, senza cedere alla tentazione di cadere in un facile patetismo. Il libro regala momenti di lieve e piacevole commozione. Complimenti all'autore.... Mario Tumolo E' un romanzo delicato nella forma, quanto mai vero ed aspro ma, sopratutto per tutti noi, è una riflessione. Un'ambientazione fedele nella realtà con note storiche puntuali. Per me è un lavoro di successo. Marina Come tanti studenti ,di ieri e di oggi, avevo letto “Il Diario di Anna Frank” grazie alla mia insegnante di lettere, uno dei libri da lei consigliati per le vacanze estive del mio primo anno di scuola superiore. Avevo gradito la lettura e le parole e la sensibilità di quella sfortunata ragazzina avevano suscitato in me interesse e tanta commozione. Seppur indimenticati, il diario e la storia di Anna Frank, però, giacevano da anni, in un angolo remoto della mia memoria, forse sopiti per sempre. A risvegliarli è stata la lettura di un romanzo molto originale “Le pagine bianche di Anne Frank” ,scritto da Dario Pezzella, autore esordiente, che il 12 giugno 2015,ricorrenza dell’86°compleanno di Anna Frank, ha voluto far omaggio alla sua memoria con il seguito immaginario del famoso” Diario”.Il racconto inizia esattamente quella terribile mattina del4 agosto 1944, quando i soldati delle SS fecero irruzione nell’alloggio segreto, deportandone tutti gli abitanti. Sin dall’inizio del racconto, il lettore è pienamente consapevole della tragica conclusione della vicenda di Anna Frank, tuttavia , già dalle prime pagine, senza accorgersene, viene rapito non solo dall’energia e dalla forza di carattere della protagonista, ma anche dalla sua profonda fiducia “nell’intima bontà dell’uomo”. L’esperienza che si vive leggendo le pagine del romanzo è quella di una completa identificazione del lettore con l’amica Kitty, a cui si rivolge la protagonista. Ed è così che Anna ci prende per mano e ci porta con lei prima nel campo di transito di Westerbork, poi ad Auschwitz ed infine in quel di Bergen- Belsen, sua ultima dimora terrena. Se all’inizio dalle pagine traspaiono ancora un po’ di ottimismo ed ironia, col procedere dei drammatici eventi ed il peggioramento delle condizioni di prigionia, il racconto si fa più impegnativo. Eppure Anna cerca di essere il più lieve possibile, si scusa per la crudezza di certe descrizioni ed allo stesso tempo ci incoraggia a non desistere , ci vuole accanto a sé. Ed alla fine , con la sua grazia, la sua tenacia ,la sua voglia di vita di adolescente ormai adulta, riesce a condurci alla fine del suo viaggio. E se lei, pur allo stremo, fatica a lasciare questo mondo, anche il lettore non vorrebbe che lei smettesse di pensare e di sperare. Ora che siamo al termine di questo terribile viaggio, sembra essersi creato , come per magia, un legame indissolubile. Grazie Anna per aver ispirato queste toccanti pagine e per averci permesso ,ancora una volta,di non dimenticare. Nadia Bertolani Ricerca accurata, empatia, desiderio sincero di protrarre una vita oltre la fine sono sicuramente le motivazioni di questo lavoro interessante e commovente che si avvale di una scrittura attenta a seguire e non a coprire la voce di Anna Frank. Sembra infatti di leggere davvero le pagine mancanti e di ritrovare lo stesso linguaggio, fresco e maturo allo stesso tempo, che abbiamo imparato a conoscere. Dario Pezzella, con le parole e non con le immagini, dota Anna Frank dello stesso cappottino rosso che ci ha commosso nel celebre film in bianco e nero. Vittoria Lambrosini Libro intenso e appassionante da leggere con il cuore prima che con la mente. Ti cattura sin dalle prime pagine e ti accompagna per la vita. Sarà sicuramente un successo! Alessandro Furgiuele Amore per la vita e dramma, estasi e tormento, felicità e tragedia si consumano in un rogo che non cessa di ardere lasciando abbagliati gli occhi del lettore, il tutto si mescola in questo libro, che ripercorre e porta avanti, là dove cessava, quello che fu il diario più famoso della storia. Per non dimenticare! Mariano Lo Proto L'ho scritto già, mi ricordo, nel mio commento a questo libro, su questo sito, prima il sito stesso fosse aggiornato e con l'aggiornamento si fossero volatizzati (spero non per sempre) tutti i commenti (circa 200.000 dicono gli stessi responsabili del sito, se ho capito bene): questo libro, per la storia che rappresenta e per come è scritto, dovrebbe stare in tutte le biblioteche pubbliche e anche in quelle scolastiche. Per non dimenticare, e non dimenticando evitare che certe tragedie immani non accadano mai più. Grazie, Dario Pezzella, per questo stimolo. Congratulazioni vivissime all'autore. SD Grazie a questo libro, ricco di vicende, storielle e passaggi ben delineati, descritti e toccanti, l'autore si è talmente immedesimato in Anne Frank che il suo lavoro prende vita ogni pagina sempre di più. Sicuramente si tratta di un libro che consiglio a chiunque di leggere, per avvicinarsi non solo alla tematica della Shoah, ma anche alla vita di Anne Frank, simbolo della Shoah e voce di tutti quei bambini ancora oggi vittime di persecuzioni. Grazie Dario, per il tuo profondo impegno, generosità e per aver riempito le ultime pagine del Diario di Anne Frank.
QUESTA INVECE E' LA MIA PERSONALISSIMA RECENSIONE: Un libro già teatrale e, forse, cinematografico. Un’opera prima inedita, l’unico possibile seguito del diario più famoso della storia. Che sia un lavoro ispirato lo si capisce ancor prima di leggerlo, dal titolo; solo dopo si riesce a cogliere in tutte le sue profondità e sfumature, nelle sue atmosfere delicate, luminose o decadenti. La copertina si preannuncia come una carta colorata a quadretti (quella dell’originale diario di Anne Frank), con cui l’autore incarta idealmente il suo regalo per l’ottantaseiesimo compleanno della protagonista. Egli è riuscito a far coincidere il proprio universo interiore, il suo patrimonio di idee, di sentimenti e di speranze, miscelandole sapientemente con le reali vicende della protagonista e aggiungendoci un pizzico di storia, una spruzzata di poesia e d’immaginazione. Un testo gravido di contenuti, che spaziano in maniera semplice e onesta tra i sentimenti, la fede, l’ecumenismo, una fedele rappresentazione della vita dei lager e la storia della famiglia Frank. Con una scrittura scorrevole e coinvolgente i contenuti vengono esposti in maniera organica e lineare; ogni lettera trova la sua perfetta collocazione nei luoghi e nei tempi del racconto. Un’impresa titanica che avrebbe spiazzato anche il più abile degli scrittori. Un libro diverso, profondo, innovativo, magico, toccante, ispirato. Sin dall’incipit si capisce che il ritmo del testo, la cadenzatura delle parole, gli intercalari, riconducono immediatamente alla vera Anne Frank. In poche righe il lettore viene subito coinvolto e imprigionato nella sua semplice ingenuità, nel suo ottimismo, e viene condotto in un lungo viaggio di buoni sentimenti. Si riscopre meschino, pensando alla tragedia della Shoah, poi anch’egli prigioniero. Gli viene quasi voglia di fare qualcosa, ma non può far altro che continuare a leggere. Tra un’inevitabile pausa e un’altra, deve commuoversi o disperarsi. Sorridere o indignarsi. Questi momenti di rilassamento sono necessari per prepararlo a nuove emozioni. Poi la protagonista lo prende per mano e lo conduce in un immaginario viaggio tra i dolori e le bellezze della vita, passando per i desideri, le speranze, i ricordi. Il primo capitolo, Westerbork, è di facile lettura. “Guida e regolamento di Westerbork”, ad esempio, ripercorre esattamente “Guida e regolamento dell’Alloggio segreto” che Anne scrisse in clandestinità. Non mancano le arringhe, ancorché poste da un’adolescente fuori dal comune -mai ingenua e banale-, su cui tutti gli adulti dovrebbero soffermarsi a meditare. Posizioni sulle quali la protagonista sembra arroccarsi –in una polemica costruttiva- senza mai degenerare. Riflessioni –spiazzanti, ma non troppo- che potrebbero essere tranquillamente adattabili anche ai giorni nostri: sulla politica, sul matrimonio, la religione, l’uomo, la guerra. Una volta ad Auschwitz, Anne si lascia andare all’immaginazione. Nasce così il racconto del “Gatto Bruno”, direttamente collegato al già famoso 666, “numero della Bestia”. Anne che deve inventarsi un modo per tenere il conto dei giorni che passano o che s’improvvisa piccola artigiana per poter partecipare alle notti dei baratti. Pur se relegati in uno dei più terribili lager dell’Est, i suoi pensieri procedono sinuosi, in libertà, alla disperata ricerca di un approdo sicuro. Seguono anche dei momenti un po’ più duri, come la descrizione degli appelli, l’accoglienza, le punizioni, che, raccontati con gli occhi di un’adolescente, risultano smussati adeguatamente senza tradirne mai la crudezza e la realtà. Nell’ultima parte, Bergen-Belsen, la ritroviamo ripiegata su se stessa, ormai allo stremo delle forze, ma mai mentalmente doma. Anne cerca invano di rinchiudere in una sola cornice il bene e il male, sempre in attesa di risposte ai suoi tanti perché. E i suoi sogni riprendono fiato, pur se persi nel limbo della terribile prigionia. I pensieri sono un luogo magico: è in quella bolla che Anne si rifugia, cercando disperatamente di passare “dalla parte giusta dell’arcobaleno”, per salirci sopra, magari all’arrivo della primavera, per raggiungere Dio. L’incredibile seguito di “Una chiacchierona incorreggibile” è un’altra perla, –non una banale filastrocca- dove, in realtà, è rinchiusa tutta la storia di Anne e dell’Olocausto. Minuti di fantasia abilmente costruiti per tenere legati i fili di quelle profondissime riflessioni, ora irrefrenabili, ora più rilassate. Il destino ha preparato per lei un’ultima sorpresa: durante la prigionia riuscirà a incontrare perfino le sue amiche di scuola, Hanneli e Nanette, cui confida le pene e le sue attese per l’avvenire. Siamo al termine. E’ in questo momento che il testo raggiunge momenti di pathos autentico e coinvolgente. Ma nel libro non c’è mai spazio per il cupo pessimismo, poiché sempre controbilanciato da immensa fede e un grande amore per la vita. La freschezza emotiva della protagonista emerge incessantemente, ricca com’è di quell’enorme bagaglio di amore e buoni sentimenti, che sono stati tramandati dagli Hollander e dai Frank. Molto commovente la lettera tratta dal Diario di Margot Betti Frank che vale, da sola, l’acquisto del libro. «Lavorare su quelle “pagine bianche” è stato come cancellare il tempo e lo spazio. Partivo senza una rotta e senza una meta e cominciavo a riempire quegli spazi vuoti che si animavano con le geniali trovate di Anne e con le sue colorate intuizioni. Forse questo Diario è stato anche un mezzo per venire allo scoperto, per farmi ascoltare...» L’ultima preghiera è coinvolgente e calibrata. In precedenza, Anne sembrava essersi per la prima volta arresa; pareva che non ci fosse più spazio per una speranza ormai svuotata e disperata, che andava affievolendosi di pari passo con le energie fisiche dalla protagonista. Adesso, tuttavia, con quelle illusioni -che stavano per morire- la speranza risorge; la morte non è fuga e nemmeno libertà: è la soluzione, il punto di partenza per una nuova vita, fatta di luce, colore, immensità, amore. Così quelle mete da rincorrere, quei desideri da realizzare non svaniscono, ma si ricongiungono nell’Aldilà. “Le pagine bianche di Anne Frank” è il perfetto prolungamento di questi concetti, con cui l’autore, attraverso gli occhi della protagonista, mette in discussione gli uomini e la società e Dio è la destinazione ultima. Il finale, tenero e amaro allo stesso tempo, scorre veloce sulle corde delle emozioni. Inevitabile l’empatia con la protagonista; è quasi impossibile non lasciarsi sfuggire qualche lacrima. L’autore ci fa commuovere senza lasciare scampo; ed è giusto così: “Chi l’avrebbe mai detto? La “Ragazzina del diario” sta finalmente per smettere di scrivere. Che cosa rimarrà delle cose che ha fatto e di quelle che ha scritto? Sarà il futuro a dirlo e rimarranno solo delle pagine bianche che qualcun altro riempirà al posto suo. Forse davvero qualcun altro porterà a compimento il mio diario, dando un seguito alla mia storia.” Un capolavoro, nei tempi, nei modi, nelle idee e nella struttura del componimento. Un lavoro sì, ambizioso, partorito però con profondi e umili sentimenti. Chi l’ha scritto non vuole dimostrare niente, o, forse, solo che Anne Frank avrebbe mantenuto quel suo ottimismo nei confronti della vita anche dopo la prigionia. Solo i veri poeti sanno arrivare al cuore senza precipitare nella tragedia, mantenendone inalterati i toni. Un dipinto lessicale, un manifesto della gioia di vivere, nonostante tutto. Un intenso omaggio per non dimenticare. Uno di quei libri che prima ti avvolge e poi ti sconvolge; poi ti emoziona, ti turba e ti commuove. Uno di quegli scritti che resteranno per sempre.
Anne che guarda l'orologio..........hai ragione, Annina, sto per terminare.......... A tutti coloro che si sono "presi la briga" non solo di acquistare il libro, ma anche di leggerlo e poi di commentarlo, va il mio più sentito ringraziamento anche da parte di Anne Frank. Da lassù ci starà sicuramente guardando, sorridendo e annotando sul suo diario questa mia straordinaria storia. Un abbraccio a tutti e a sabato prossimo.

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