LE PAGINE BIANCHE DI ANNE FRANK

sabato 26 dicembre 2015

ADULTI O GENITORI?

Oggi parliamo di adulti e genitori; dal punto di vista di Anne Frank, naturalmente! Ovvio che il giudizio di questa speciale e geniale ragazzina, affamata di cultura e di poesia, non possa che essere critico, valutativo e spesso avverso, sia per l’età adolescenziale che per la “cattività” cui è stata costretta per oltre due anni. Convivere con dei “Signori adulti”, rimanere sempre sotto osservazione e a portata di mano, non dev’essere stato facile. Nemmeno per la nostra povera Annina. In fondo, credo che il Diario di Anne Frank sia tutto qui, nella sua continua lotta interiore per non vedersi travolta e affogata dai continui giudizi dei cinque clandestini adulti, dai quali si sentiva messa alle corde. Una disperata lotta per far emergere i suoi bei sentimenti di amore per la vita, di fede e speranza per un luminoso futuro. Tratto da: Il Diario di Anne Frank Sabato, 15 luglio 1944 Cara Kitty, abbiamo avuto dalla biblioteca un libro dal titolo: "Hoe vindt u het moderne meijsje?" [Che pensate della ragazza moderna?] Oggi vorrei parlare di questo argomento. L'autrice critica da cima a fondo "la gioventù d'oggi", senza tuttavia condannarla del tutto come buona a nulla. Anzi, è piuttosto d'opinione che la gioventù, se volesse, potrebbe costruire un mondo più grande, più bello e migliore; essa ne ha i mezzi, ma si occupa di frivolezze senza degnare di uno sguardo le cose veramente belle. In alcuni passi avevo l'impressione che la scrittrice riferisse a me i suoi biasimi, e perciò voglio finalmente aprirmi con te e difendermi da questo attacco. Nel mio carattere c'è un tratto molto spiccato che colpisce tutti coloro che hanno dimestichezza con me: la conoscenza che io ho di me stessa. In tutti i miei atti io posso studiarmi come se io fossi un'estranea. Io mi pongo di fronte all'Anna di tutti i giorni senza prevenzioni e senza scuse e osservo ciò che essa fa di bene e ciò che fa di male. Questo "senso di me stessa" non mi abbandona mai, e non appena ho pronunciato una parola so subito se ho parlato bene o se avrei dovuto parlare diversamente. Mi condanno in innumerevoli cose e sempre più mi convinco che è giusta la massima di papà: "Ogni bambino deve educare se stesso". I genitori non possono dare che consigli o un buon indirizzo, ma tutto sommato ciascuno deve formare da sé il proprio carattere. A ciò si aggiunga che ho un coraggio e una vitalità fuor del comune, che mi sento sempre così forte e pronta a sopportare qualunque cosa, così libera e giovane! Quando me ne accorsi per la prima volta ne fui felice, perché non credo che piegherò facilmente sotto i colpi a cui nessuno sfugge. Ma di queste cose ho già troppo sovente parlato. Ora vorrei venire al capitolo "Papà e mamma non mi capiscono". Mio padre e mia madre mi hanno sempre molto viziata, sono stati molto cari con me, mi hanno difesa e hanno fatto tutto ciò che possono fare dei genitori. Eppure mi sono sentita a lungo terribilmente sola, esclusa, abbandonata e incompresa. Il babbo fece tutto il possibile per temperare il mio impeto ribelle, ma non c'era niente che servisse; mi sono guarita da me, studiando quello che c'era di errato nella mia condotta. Perché dunque il babbo non mi è mai stato di appoggio nella mia lotta, perché è sempre fallito quando ha voluto offrirmi una mano soccorritrice? Il babbo non ha seguito la via giusta, mi ha sempre parlato come si parla a una bimba che deve superare una difficile fase dell'infanzia. Ciò suona strano, perché il babbo è l'unico che mi abbia sempre accordato la sua confidenza, e dato la sensazione di esser una ragazza intelligente. Ma ha trascurato una cosa: cioè non si è accorto che la mia lotta per emergere era per me l'essenziale. Non volevo sentir parlare di "fenomeni dell'età", di "altre ragazze", di "cose che passano da sé"; volevo essere trattata non da ragazza-come-tutte-le-altre, ma da Anna-così-come-è. Pim non lo capiva. D'altronde, io non so accordare la mia confidenza a chi non mi racconta molto di sé; e siccome conosco pochissimo di Pim, non posso entrare in intimità con lui. Pim assume sempre l'atteggiamento del vecchio genitore, che ha avuto anche lui a suo tempo simili passeggere inclinazioni, ma per quanto si sforzi non può più riviverle con me come amico. Queste cose mi hanno indotto a non comunicare le mie vedute sulla vita e le mie ben ponderate teorie ad altri che al mio diario, e una volta sola a Margot. Al babbo ho tenuto nascosto tutto ciò che riguardava il mio intimo: non l'ho mai fatto partecipe delle mie idee e l'ho volutamente e consciamente estraniato da me. Non potevo fare altrimenti, ho sempre agito secondo il mio sentimento, ma ho agito nel modo migliore per la mia pace interiore. Giacché riperderei completamente la pace e la fiducia in me stessa, costruite a fatica e ancor tanto instabili, se ora dovessi subire delle critiche alla mia opera ancora incompiuta. E non le tollererei nemmeno da Pim, per quanto ciò sembri duro, perché non soltanto l'ho tenuto all'oscuro della mia vita intima, ma spesso l'ho respinto ancor più lontano da me colla mia scontrosità. Questo è un punto a cui penso molto: per quale ragione Pim mi infastidisce tanto? Perché non posso quasi studiare con lui, le sue carezze mi sembrano affettate, perché voglio essere lasciata in pace e preferirei che egli non si curasse di me fino a quando mi sentissi più sicura di fronte a lui? La ragione è questa, che io ancora mi rodo dal rimorso per quella brutta lettera che ho osato scrivergli in un momento di esaltazione. Oh, come è difficile essere davvero forti e coraggiosi sotto ogni aspetto! Tratto da Venerdì 18 agosto 1944 Cara Kitty, per i miei gusti qui si parla troppo d’invasione, di fame, di campi di sterminio, camere a gas, lavori forzati, malattie, guerre, morte. Basta, dico io! E’ già sufficiente essere immersi realmente fino al collo in questa palude di tristezza e di miserie, da non doversi agitare ancor di più per cose che devono ancora avvenire e non è detto che succedano per davvero! La Signora dice «E’ molto diverso trovarci qui, prigionieri, piuttosto che liberi, nell’Alloggio segreto, dove avevamo tutte le comodità, le lenzuola, la camicia da notte», (e il vaso, aggiungo io!) «Non c’è un minimo di comodità per condurre una vita dignitosa». Siamo alla fiera dell’ovvietà: come si può paragonare tutto quello che avevamo da mangiare, un bagno “per pochi intimi”, letti, coperte, vestiti, cibo?! E libri da leggere, la radio e la corrente elettrica! Ci mancava solo l’aria e la luce del giorno, ma di queste, almeno adesso, ne abbiamo in abbondanza. Mans e Pim cercano di avere più notizie possibili su Westerbork, sulle possibilità di migliorare la nostra attuale condizione e sugli sviluppi futuri. Sembrerebbe che anche qui, proprio in seno al Consiglio Ebraico, ci sia qualcuno che fa “il bello e il cattivo tempo”, in grado, cioè, di posticipare anche le partenze. Ci vorrebbe però una buona conoscenza, che per il momento non abbiamo. Peter oggi ha detto: «Molti internati si sono dati al baratto; scambiano tutto quello che possiedono per cibo o vestiti. Dovremmo cercare di partecipare anche noi, visto che le razioni scarseggiano e il freddo comincia a farsi sentire». Sig. Van Pels: «Allora io cercherò di approfittarne, cercando di procurarmi delle sigarette! Kerli cara, di cosa disponiamo per questo baratto?» (Silenzio eloquente). «Ma Putti, come puoi pensare a fumare, se non abbiamo da mangiare? Piuttosto, io baratterei qualcosa per un vestito o per una coperta!» E giù litigi, conditi con epiteti tanto sgradevoli quanto inopportuni, ma secondo la migliore tradizione dei coniugi del “piano di sopra”! Margot e Pfeffer, invece, non replicano mai. Mia sorella, perché è come il solito chiusa nel suo mondo, accettando, forse in maniera solo apparentemente impassibile, tutto quello che le succede intorno; l’Illustre dottore, invece, è ormai con la testa altrove, perso in amorose corrispondenze immaginarie con la sua donnina, Charlotte. E chissà che non riceva anche qui dei pacchi, che miseramente occulta e consuma da solo. Non mi meraviglierei affatto, sarebbe tipico del personaggio! Comunque preferisco così, forse sono riuscita a liberarmene una volta per tutte. Se c’è una cosa che mi fa irritare, è quando la madama mi dice: «Comportati da adulta!» In verità, è proprio quello che non voglio fare! Gli adulti fanno di tutto per essere infelici, non c’è niente di edificante nell’essere come loro, specie se si comportano come i Van Pels! Ci irridono quando discutiamo di argomenti seri e ci prestano tutta la loro attenzione quando parliamo di questioni stupide e prive d’importanza. Hanno comportamenti fuori da ogni logica: sorvolano o sono impacciati su questioni importanti come il sesso e invece ti fanno il processo alle intenzioni se dici una parolina fuori posto, che non è di loro gradimento! Bah, valli a capire! Questi Saggi adulti sono esemplari misteriosi e incomprensibili: credono che noi adolescenti siamo la causa delle loro frustrazioni e lo specchio dei loro fallimenti. Vorrebbero entrare nelle nostre teste, sostituendosi a noi; ma noi non siamo come loro, anzi, non siamo loro! Dopo lunghe meditazioni, penso che la maniera più efficace per educare sia dando l’esempio, attraverso il comportamento, il proprio modo di essere e di pensare. Tra l’altro, proprio oggi abbiamo avuto un’altra discussione, sempre con gli ex inquilini del piano di sopra. Motivo? I soldi! Il succo della vicenda è che Putti e Kerli sostengono che con il denaro si può comprare tutto, perfino la libertà. O meglio, affermano che, se avessero avuto abbastanza soldi, si sarebbero potuti salvare. «Ognuno di noi ha un prezzo» ha dichiarato il reverendo «basta disporre della giusta moneta!» Io non voglio fare l’idealista, ma forse quest’ultima affermazione potrebbe essere obiettiva. Ognuno di noi ha un prezzo. Per esempio, pensa se ci minacciassero, puntando la pistola contro uno dei nostri cari: non saremmo disposti a tutto, pur di proteggerli? Ecco la nostra moneta di scambio, “Et voici notre prix!” A parte ciò, per il resto sono in completo disaccordo sul potere del denaro. Non credo possa portare la felicità. Con il denaro non puoi comprarti gli amici, né la fede, né l’amore, né la devozione, né l’entusiasmo, né la lealtà e nemmeno la pace. Puoi comprarti il cibo, ma non l’appetito, le medicine, ma non la salute, procurarti dei servitori, ma non la loro fedeltà. Molte persone compiono lunghi viaggi, girano il mondo, fanno molte esperienze mondane, ma non sono capaci di ammirare un albero nella sua essenza, oppure contemplare un fiore che cresce proprio davanti casa. Pur nella ricchezza, non hanno il dono della spiritualità, pensano che tutto sia loro dovuto. Mi è rimasto ben in mente quell’episodio della Bibbia, quando gli ebrei nel deserto rifiutarono Dio, per adorare un vitello d’oro. Come pensi che sia andata a finire? Sfortunatamente, di tutte queste cose, sarebbe inutile cercare di parlarne con i “Signori adulti”, specie se sono persone vuote come i Van Pels, oppure piene di boria come Pfeffer. E allora scrivo a te, sicura che mi comprenderai! Tua infinitamente grata, Anne “Testo protetto da Copyright; ISBN : 9788891096326” L'alloggio segreto in Prinsengracht 263 Amsterdam

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