LE PAGINE BIANCHE DI ANNE FRANK

giovedì 9 luglio 2015

INTERVISTA A BUDDY ELIAS, IL CUGINO DI ANNE FRANK

Intervista di Sofia Domino tratta dal sito dell’Associazione di volontariato www.unponteperannefrank.org” "Recentemente ho avuto la meravigliosa occasione d’intervistare Buddy Elias, cugino di Anne Frank e ultimo membro della sua famiglia ancora in vita. Sono sempre stata molto interessata al tema della Shoah, così come sono sempre stata toccata dalla storia di Anne Frank. La prima volta che ho inviato un e-mail a Buddy ho pensato che avrei ricevuto una risposta da un uomo gentile, speciale. Ma Buddy Elias è molto di più. Ogni sua parola è in grado d’ispirarmi e sin dall’inizio del nostro rapporto ho capito che Buddy è una persona unica, vivace, con uno spiccato senso dell’umorismo e un cuore grande. Adesso, ogni volta che penso a Buddy Elias, penso alla gentilezza, al rispetto e, naturalmente, alla speranza. Buddy Elias è il nome d’arte di Bernhard Elias, nato nel 1925 a Francoforte sul Meno, Germania. Dal 1947 al 1961 ha lavorato come comico per la compagnia “Holiday on Ice”. Insieme a numerose apparizioni sul palco, Buddy ha anche lavorato come attore in oltre 80 film e programmi televisivi. Alcune volte lavora ancora nel campo della recitazione, ma trascorre la maggior parte del tempo a parlare di sua cugina Anne Frank e di tutte le vittime della Shoah, per non dimenticare il loro terribile destino. Lavora anche per gli ideali umanistici, facendo il possibile per parlare di pace e per lottare contro ogni forma di discriminazione."
Grazie Buddy per aver accettato di rilasciare quest’intervista, è un immenso piacere averti qui. Puoi raccontarci qualcosa di te? «Ho 89 anni adesso, ma la mia salute è buona, se non per qualche problema di udito. Ho due figli e cinque nipoti, e vivono tutti in Germania. Pratico Yoga ogni mattina e alcune volte continuo a lavorare come attore, ma la cosa più importante nella mia vita, adesso, è continuare a tramandare gli ideali di mia cugina Anne Frank. Insieme a mia moglie, Gerti, organizziamo incontri nelle scuole, dove leggiamo agli studenti alcuni estratti dal nostro libro*, parliamo di Anne e della Shoah.» (*I Frank: la storia della famiglia di Anne Frank di Mirjam Pressler e Gerti Elias). Che cosa ti piaceva fare da bambino? «Mi piaceva molto pattinare sul ghiaccio, infatti crescendo sono diventato un pattinatore professionista. Pattinavo e ballavo sul ghiaccio. Mi sono esibito per ben quattordici anni, e ho viaggiato molto. Sono anche stato a Milano, Torino e Roma.» Com’era vivere durante la guerra e che cosa ti spaventava maggiormente? «Durante la guerra vivevo a Basilea, in Svizzera, con la mia famiglia, che comprendeva anche le mie nonne e uno zio che aveva lasciato la Francia per fuggire dai nazisti. Basilea, la mia città natale, dista solo un paio di minuti dalla Germania e dalla Francia, quindi temevamo molto un’invasione tedesca.»
In alcune interviste che hai rilasciato in passato hai detto di avere molte cose in comune con tua cugina Anne Frank e, correggimi se sbaglio, uno degli ultimi ricordi che hai di Anne è quando ti chiese di travestirti da vostra nonna, la madre di Otto Frank e di tua madre, d’indossare un cappello e di calzare delle scarpe con il tacco alto in modo da imitarla meglio. Anne amava il teatro e quel giorno insieme vi divertiste molto. Puoi condividere con noi un altro ricordo che hai di Anne, un qualcosa che non dimenticherai mai… «Sì, Anne amava travestirsi e fingere di essere un’attrice. Insieme giocavamo come facevano tutti i bambini. Lei era molto brava a giocare a nascondino, scovava sempre dei luoghi in cui trovarla era impossibile. Andavamo molto d’accordo. Margot, invece, non giocava molto. Lei preferiva leggere, ma era una ragazza molto dolce. Otto Frank diceva sempre: “Tutto il mondo parla di Anne e nessuno parla di Margot”. Questo lo rendeva molto triste.» Nel 1929 tuo padre divenne il proprietario di una compagnia tedesca con sede a Basilea, e nel 1931 tu e tua madre vi uniste a lui. I Frank volarono ad Amsterdam ma fino alla Wehrmacht continuarono ad andare a trovarvi in Svizzera. Dopo Anne decise di rimanere in contatto con voi scrivendovi delle lettere. Di che cosa parlava nelle sue lettere? «Ci scriveva molto spesso e nelle sue lettere ci raccontava tutto sulla sua vita, sulla scuola, sui suoi amici, su quello che faceva ecc…»
Come scopristi che Otto, Edith, Margot e Anne avevano deciso nascondersi? «Quando Margot ricevette una convocazione, una chiamata a presentarsi per “un campo di lavoro in Germania”, ci inviarono la loro ultima cartolina, scrivendo che non avrebbero più potuto corrispondere con noi. Capimmo che si sarebbero nascosti. Ma non avevamo idea di dove sarebbero andati… Poi, per due anni non ricevemmo da loro alcun tipo di contatto.» Com’era il rapporto tra Anne e Margot? «Il loro rapporto era molto bello. Non erano d’accordo su tutto, ma questo atteggiamento è normale tra sorelle e fratelli. Le loro personalità erano molto diverse. Anne era vivace mentre Margot era taciturna. Possiamo dire che Anne era la figlia di Otto mentre Margot era la figlia di Edith.» Molti bambini durante la Shoah scrissero vari diari, e rispetto tutti i loro scritti. Anne è la voce delle vittime della Shoah, perché molte persone, grazie al suo diario, hanno imparato cos’è la Shoah, cos’è la discriminazione e si sono interessati a questioni umanitarie. Per esempio, Anne nel suo diario si batte per i diritti delle donne, sperava che un giorno le persone potessero vivere in pace, senza dare importanza alla loro religione, al colore della pelle o alla nazionalità… Alcune delle mie frasi preferite del Diario di Anne Frank sono: - “Che bello il fatto che nessuno debba aspettare un momento particolare per iniziare a migliorare il mondo.” - “Non penso a tutta la miseria, ma alla bellezza che rimane ancora.” - “È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo.” Quali sono le tue frasi preferite? «È una domanda molto difficile questa. Allora, una frase che mi piace molto è: “Un giorno saremo di nuovo uomini e non soltanto ebrei.” Mentre un’altra è: “Che bello il fatto che nessuno debba aspettare un momento particolare per iniziare a migliorare il mondo.”»
Nel suo diario Anne scrisse anche di te. Come ti sei sentito la prima volta che hai letto quelle parole? «Avevo le lacrime agli occhi quando il suo diario fu pubblicato in Germania agli inizi degli anni 50 e lessi ciò che Anne aveva scritto di me.» I Frank si rifugiarono nell’“Alloggio Segreto” per oltre due anni prima che furono scoperti e deportati in campi di concentramento nazista. Otto è l’unico sopravvissuto. Edith è morta di fame ad Auschwitz mentre Anne e Margot sono morte a Bergen – Belsen durante un’epidemia di tifo. Come ti sei sentito quando hai scoperto cos’era successo? «Mi sono sentito a pezzi, ero distrutto.» Grazie per le tue preziose risposte. Prima di salutarti vorrei farti un’ultima domanda: dal 1996 sei il presidente dell’Anne Frank Fonds, con sede a Basilea. Puoi dirci qualcosa in più? «Innanzitutto, grazie a te per l’importante lavoro che fai con la tua Associazione, per il tuo interesse e il tuo impegno nel ricordare le vittime della Shoah, specialmente Anne. Certo, l’Anne Frank Fonds è stata fondata da Otto Frank ed io ne sono divenuto il presidente dopo la sua morte. L’intero ricavo delle vendite di libri e ogni tipo di materiale che riguarda Anne Frank è utilizzato per un ampio numero di progetti benefici, specialmente dedicati ai bambini bisognosi.»
Nel ringraziare la mia amica Sofia Domino, brillante scrittrice, nonché presidentessa della bellissima Associazione UnponteperAnneFrank, mi riaggancio ad un brano del mio libro “Le pagine bianche di Anne Frank”; c’è Anne che ritorna indietro con i pensieri e ai giochi che faceva proprio con il suo amato cugino Bernd (Buddy)…. …E’ l’estate del 1935, mi trovo con mio padre in Svizzera, a Sils Maria, nella bellissima villa Laret di proprietà della zia Olga, una cugina francese di Papà. E’ un edificio grande quasi come un castello, con tantissime stanze e un giardino pieno di fiori e alberi, dove si può saltare e correre fino allo sfinimento. E’ la mia casa preferita, poiché si trova in mezzo alle montagne ed è circondata da un fitto bosco, perfetto per dare la caccia a piccoli animali, insetti e passerotti. Con noi c’è anche Bernd, il figlio di Zia Leni, che mi diverto a punzecchiare, rincorrere e canzonare, senza avere nessun pensiero al mondo. Condividiamo tutto: la gioia per una giornata di sole e le corse per acchiappare le farfalle, insieme con i due cani bassotti che piroettano e abbaiano allegramente intorno a noi. Spesso dondoliamo senza sosta sulla grande altalena che è in giardino, oppure facciamo a gara a chi per primo riesce a trovare un quadrifoglio. Giocare a nascondino è proprio uno spasso, sia in casa sia fuori, perché ci sono infinite possibilità di occultarsi per non farsi trovare. Tanto, vinco sempre io! Stamattina, a prendere il sole nel parco, c’è anche la zia “O”, che di tanto in tanto mi diverto a stuzzicare, chiedendole di pronunciare alcuni termini in neerlandese: non masticando affatto la nostra lingua, le sue evidenti storpiature finiscono per assumere tutto un altro significato! Srotolo ancora la matassa dei ricordi e mi torna in mente il giorno in cui Bernd perse una scommessa e fu costretto da me a indossare gli abiti della nonna e a imitare le sue movenze e il suo modo di parlare. Ci siamo sbellicati dalle risate! Mio cugino non la smetteva di fare gesti buffi e smorfie da scimmiotto. Quante penitenze gli ho fatto scontare e quanti dolcetti mi ha dovuto cedere per punizione! Poveretto, quante gliene ho fatte passare! http://ilmiolibro.kataweb.it/community.asp?id=233277 La soffitta di Anne e il sottotetto dove Peter tagliava la legna.

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