LE PAGINE BIANCHE DI ANNE FRANK

domenica 12 luglio 2015

UNA MANS PER AMICA

Nel settembre del 1998 furono ritrovati dei fogli appartenenti all’originale Diario manoscritto di Anne. Tali fogli contenevano una dura critica sul matrimonio dei propri genitori, a suo modo di vedere non fondato sull’amore reciproco, e un’invettiva nei confronti della madre. Fu questo il motivo per cui Otto Frank decise di sottrarli dalla produzione della figlia, consegnandoli al direttore amministrativo della Fondazione Anne Frank di Amsterdam. Quest’ultimo, spinto anche dalla famosa scrittrice Melissa Muller, a quell’epoca in procinto di scrivere una biografia su Anne, capì che era giunto il momento di renderle pubbliche. Orbene, i brani in questione sono datati 8 febbraio 1944, e si possono trovare nell’edizione integrale del Diario di Anne Frank pubblicato in Italia da Einaudi. Di seguito vi faccio leggere una lettera del Diario dove Anne spiega la differenza sostanziale tra la sua Mans e una Mams (Mams era il vezzeggiativo affettuoso con cui i bambini olandesi chiamavano le proprie madri). Infine, uno stralcio del mio libro “Le Pagine Bianche di Anne Frank”, dove Anne prende coscienza di sé, capisce l’infinito amore della madre nei suoi confronti e se ne pente amaramente.
Venerdì, 24 dicembre 1943. Cara Kitty, ti ho già scritto che qui siamo tutti d'umore molto variabile e credo che negli ultimi tempi, per ciò che mi riguarda, questo guaio sia molto peggiorato. "Himmelhoch jauchzend und zum Tode betrübt" (gioia celeste e tristezza mortale) è un verso appropriato alla nostra condizione. Gioia celeste è la mia quando penso a come stiamo bene qui e mi confronto con altri bambini ebrei; e talvolta sono sopraffatta da una tristezza mortale, come per esempio domenica scorsa, quando la signora Koophuis venne a trovarci e ci raccontò di sua figlia Corry, che ha molte amicizie e va a teatro, in barca, al club di hockey. Non credo d'essere gelosa di Corry, ma mi viene un gran desiderio di divertirmi anch'io pazzamente e di ridere a crepapelle. Specialmente ora, in inverno, con tutte le vacanze di Natale e Capodanno, e invece stiamo qui come dei reietti. Eppure non dovrei scrivere queste parole, perché sembro ingrata e in esse c'è molta esagerazione. Ma comunque tu mi giudichi, bisogna pur che io mi sfoghi. Ricordati le parole con cui ho cominciato: "La carta è paziente". Quando viene qualcuno di fuori, col vento negli abiti e il freddo in viso, vorrei ficcare la testa sotto le coperte per non pensare: "Quando ci sarà di nuovo concesso di respirare un po' d'aria?". E siccome non posso nascondere il capo nelle coperte, ma lo devo anzi tenere ben dritto, i pensieri vengono, e non una volta sola ma infinite volte. Credimi, quando sei stata rinchiusa per un anno e mezzo, ti capitano dei giorni in cui non ne puoi più. Sarò forse ingiusta e ingrata, ma i sentimenti non si possono reprimere. Vorrei andare in bicicletta, ballare, fischiettare, guardare il mondo, sentirmi giovane, sapere che sono libera, eppure non devo farlo notare perché, pensa un po', se tutti e otto ci mettessimo a lagnarci e a far la faccia scontenta, dove andremmo a finire? A volte mi domando: "Che non ci sia nessuno capace di comprendere che, ebrea o non ebrea, io sono soltanto una ragazzotta con un grande bisogno di divertirmi e stare allegra?". Non lo so, e non potrei parlarne con nessuno, perché sono certa che mi metterei a piangere. Piangere può recare tanto sollievo.
Nonostante tutte le mie teorie e i miei sforzi sento ogni giorno la mancanza di una vera madre che mi comprenda. Anche per questo, qualunque cosa io faccia o scriva, penso sempre che per i miei bimbi vorrò essere la "Mams" come l'intendo io. La “Mams” che non prende troppo sul serio tutto ciò che si dice e prende invece sul serio ciò che viene da me. Mi accorgo che non so esprimere quel che vorrei, ma la parola "Mams" dice tutto. Sai che cosa ho trovato per chiamare mia madre in un modo che mi ricordi la "Mams"? Qualche volta la chiamo "Mansa” da cui “Mans". E' una specie di mammina incompleta, e io aggiungerei volentieri alle due "n" le gambe che mancano per poterla meglio adorare; ma lei non ne ha alcuna idea. E' una fortuna, questa, perché altrimenti ne soffrirebbe troppo. Ed ora basta. La mia "tristezza mortale" scrivendo è un poco passata. La tua Anna.
Mercoledì 11 ottobre 1944, infermeria …..E’ bello e commovente sapere che c’è qualcuno il cui amore va oltre i confini della propria esistenza e che è disposta a non abbandonarti mai, qualunque cosa accada. Il comportamento di Mans, anzi, di Mams, mi fa pentire di tutte le cose orribili che ho scritto su di lei. Adesso più che mai spero che nessuno ritrovi il mio diario. Sento finalmente di volerle bene e desidero con tutto il cuore che riesca a salvarsi e a ricongiungersi con Pim. Il dolore interiore e le sofferenze fisiche sono evidenti sul suo volto, eppure continua a incoraggiarci, sempre pacata, ma assolutamente determinata nella sua granitica fede in Dio. Non ti ho ancora raccontato di come sia riuscita a scavare, insieme alla mamma di Frieda, un piccolo cunicolo sotto la parete esterna del vicino blocco. E’ proprio da quel piccolo buco che, poco fa, ci hanno infilato un po’ di pane e delle bucce di patate. Tutto questo nonostante il mio pessimo comportamento nei suoi confronti; vorrei tanto poter tornare indietro e cancellare tutte le mie mediocrità. Le mie care nonne lo dicevano sempre: “Non si può giudicare l’amore infinito che prova una madre, finché non si ha un figlio; e un nipote è come se fosse due volte figlio!” Tutti quei capricci e quelle smanie di protagonismo da parte mia erano del tutto fuori luogo. Ah, se potessi tornare indietro! Eviterei di causarle tanto dolore. Sono stata ingiusta ed egoista. Non ho mai dato peso, né ascolto, ai suoi buoni consigli; penso a quando mi ripeteva che c’è sempre chi sta peggio ed io, povera scema, le rispondevo boriosa, orgogliosa della mia superbia!
Qui dentro, ad esempio, c’è una ragazza della stessa età di Margot, che se ne sta inginocchiata sul terriccio di pietre, giusto davanti a una grande pozzanghera di liquami e melma. Passa il suo tempo immobile, con la testa in giù, senza neanche un lamento. Il suo viso porta i segni della maledizione di questo posto e solo con molta immaginazione riesco a far emergere in lei i tratti del suo viso di un tempo, che saranno stati di certo quelli di una giovane splendida ragazza; mi fa davvero paura. Ogni tanto qualcuno cerca di rialzarle il capo e solo allora riapre i suoi occhi tristi, privi di lacrime. Sola, com’è rimasta al mondo, ha lasciato che la propria forza di volontà se ne volasse via da questo posto malvagio: non sta forse peggio della sottoscritta, la tua presuntuosa, egoista e insolente amica, Annina Frank?
A presto.

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