LE PAGINE BIANCHE DI ANNE FRANK

mercoledì 1 luglio 2015

L'ALBERO DI ANNE FRANK

Buon pomeriggio. Oggi riporto lo stralcio di un bellissimo articolo scritto -in occasione della pubblicazione di Einaudi “Anne Frank - Tutti gli scritti”- da Massimo Raffaeli, pubblicato su “Il Manifesto.info” e che Vi invito ad andare a leggere (http://ilmanifesto.info/anna-frank-sorella-fantasma-filologia-spinosissima-di-un-libro-sacro/). Nell’articolo, Raffaeli menziona la bellissima prefazione di Natalia Ginzburg al Diario di Anne Frank “i cui tratti rivelavano vivacità, ma anche acume, ironia”. “Anna ha una intelligenza penetrante e precoce; ha il dono dell’ironia, la facoltà di raccontare cogliendo le cose nella loro sostanza”. E’ lo stesso Raffaeli a parlarci del Diario, che “non poteva che apparire allora, ai suoi lettori, il nitido diagramma sia di una tenace formazione sia di una ostinata e persino sfrontata volontà di sopravvivenza. Alla fine dell’articolo Raffaeli ci ricorda che in uno dei suoi libri più belli, “Lo scrittore fantasma” Philip Roth se la immagina scampata al massacro, fuggita in America, come una donna dolce e sororale, mentre un grande poeta italiano, davanti alla casa-museo in Prisengracht 263, le dedica alcuni fra i suoi versi più ispirati, dall’Olanda: «Ma a ogni svolta a ogni ponte lungo ogni canale/ continuavo a cercarla senza trovarla più/ ritrovandola sempre». “Quel fantasma, di continuo inseguito, è il pegno di una eredità, è l’eco della voce di Anne Frank, la nostra Anna.” Anch’io sto inseguendo qualcosa, ma non è un fantasma, quanto piuttosto un sogno: perpetuare il nome e i messaggi di Anne Frank, legare per sempre il mio nome al Suo, facendo al contempo della beneficenza. Non intendo “salire sul treno di Anne Frank” per sfruttarne il nome a mio esclusivo beneficio; ribadisco che è una cosa che ho fatto con amore, ma avrò bisogno di tutto l’aiuto possibile per divulgare questa nuova storia. Il mio è un libro positivo, parla di amore per la vita, di fede, di speranza e di perdono; volevo a tutti i costi far sapere al mondo che, se si fosse salvata, sarebbe rimasta innamorata della vita e di Dio; non avrebbe perso la fede come la sua "sorellastra postuma” Eva Schloss. Sono certo che il libro possa piacere a grandi e piccoli e ad appassionati della storia dei Frank e non; è anche un modo diverso di spiegare, attraverso gli occhi di una quindicenne a quel tempo ancora sconosciuta al mondo, tutto ciò che è accaduto nei campi di concentramento. Di qui le molte difficoltà che ho incontrato per rendere non troppo pesanti, ma sufficientemente leggibili, i pensieri di una ragazzina relegata nel più terribile campo di concentramento della Polonia. La mia fantasia -che è quella di Anne- ha dovuto subire una evoluzione necessaria: come avrei potuto portare a termine un Diario del genere, affrontando sempre gli stessi temi e descrivendo sempre gli stessi tormenti? Sono nati quindi i racconti, le poesie, le leggende, le pagine perdute, le possibili evoluzioni del futuro, senza perdere mai il filo e la reale cronologia della storia. Non dimentichiamoci quanto e, soprattutto, cosa è riuscita a leggere Anne tra le quattro mura del nascondiglio: "Miti e leggende greche", pesantissime biografie, romanzi di ogni tipo, etc. In fondo, "Le pagine Bianche" significa "quello che Anne avrebbe voluto ma non è riuscita a scrivere".......... Di più: credo che pensare e provare a scrivere il seguito del Diario più famoso della storia, sia stata una cosa tenerissima. Non credete che Anne realmente possa averla apprezzata? Adesso qualche foto dal mio plastico: vi faccio vedere nientemeno che le foto della soffitta dove Anne e Peter si isolavano per godersi lunghe e tenere chiacchierate tra amici e a rimirare il famosissimo ippocastano. L’albero, dopo aver resistito per oltre 170anni, ormai malato e malridotto, nell’agosto del 2008 fu abbattuto da una tempesta di vento; successivamente fu segato in pezzi e rimosso. Tuttavia la Fondazione Anne Frank nel 2005 aveva fatto raccogliere i semi dell’albero, distribuendoli a molte scuole che portavano il nome di Anne Frank per piantarli nei loro giardini. E così la storia dell’albero di Anne, che molti pensieri avrà ispirato, continua………
Pensieri di Anne Frank: "Il nostro castagno è in piena fioritura dai rami più bassi alla cima, è carico di foglie e molto più bello dell’anno scorso." "Guardavamo tutti e due il cielo azzurro, il castagno spoglio con le goccioline brillanti sui rami, i gabbiani e gli altri uccelli che volando radenti sembravano d’argento: tutto questo ci commuoveva e ci toccava profondamente, tanto che non potevamo più parlare." "Aprile è proprio un mese splendido, non troppo caldo e non troppo freddo, con pioggia ogni tanto. Il nostro castagno è già verde e qua e là si vede perfino qualche candelina." E in più segnalo questo libro, pubblicato anche in francese, coreano, tedesco, cinese, giapponese, olandese, sloveno e greco: L'albero di Anne di Irène Cohen-Janca illustrazioni di Maurizio A. C. Quarello traduzione di Paolo Cesari pubblicato in Italia da “Orecchio Acerbo Editore”
“Nelle città di rumore e polvere io sono quello che per primo annuncia la primavera. In aprile si schiudono le gemme e con lo stesso slancio sbocciano i miei fiori e le mie foglie. Io sono un ippocastano.” Un vecchio ippocastano, nel cortile di una casa alle spalle di uno dei tanti canali di Amsterdam. Ho più di cento anni, e sotto la corteccia migliaia di ricordi. Ma è di una ragazzina -Anne il suo nome- il ricordo più vivo. Aveva tredici anni, ma non scendeva mai in cortile a giocare. La intravedevo appena, dietro il lucernario della soffitta del palazzo di fronte. Curva a scrivere fitto fitto, quando alzava gli occhi il suo sguardo spaziava l’orizzonte. A volte però si fermava sui miei rami, scintillanti di pioggia in autunno, rigogliosi di foglie e fiori in primavera. E vedevo il suo sorriso. Luminoso come uno squarcio di luce e speranza in quegli anni tetri e bui della guerra. Fino a quando, un giorno d’estate, un gruppo di soldati -grandi elmetti e mitra in pugno- la portò via. Per sempre. Dicono che sotto la mia corteccia, insieme con i ricordi, si siano intrufolati funghi e parassiti. E che forse non ce la farò. Sì, sono preoccupato per le mie foglie, per il mio tronco, per le mie radici. Ma i parassiti più pericolosi sono i tarli, i tarli della memoria. Quelli che vorrebbero intaccare, fino a negarlo, il ricordo di Anne Frank.” Ritorniamo alle foto della soffitta, quella stessa soffitta dove nel sottotetto Peter spaccava la legna e il gatto del magazzino Mouschi depositava “i suoi messaggi”, che poi cadevano a pioggia nei locali di sotto. Quella che stende i panni è Margot.
Bello, vero? La pubblicità del mio libro vicino a quelli di Anne Frank!!! Chi, in piena coscienza, potrebbe aspirare a tanto??

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